Stefano Garbarini
Lead della Business Unit Servizi Application Management e Business Process Outsourcing di Armundia Group
Come vivi questo momento di evoluzione aziendale in Armundia?
Sicuramente in maniera positiva e proattiva. Credo che sia un momento molto importante, quasi storico, per l’azienda. E, in questo, mi fa piacere che si dia continuità a un’area manageriale come la nostra facendola crescere dall’interno piuttosto che andando a cercarne le competenze sul mercato. Non nascondo di viverlo anche con una certa emozione, il momento. Questa sfida, con ogni supporto del caso, mi sembra sposterà tutti verso l’alto, in linea con gli obiettivi sempre più ambiziosi dell’azienda.
Di cosa si occupa la tua Business Unit? Quali sono gli obiettivi per il 2023?
La business unit di cui sono responsabile – Servizi di Application Management e BPO – è un’area strategica che fornisce servizi in modo trasversale a tutti i clienti e alle altre business unit interne mettendo a fattor comune competenze ed esperienze. Svolgiamo abitualmente servizi di Application Management sulle nostre piattaforme, dopo la chiusura della fase progettuale, con l’obiettivo di ottimizzarne le performance e migliorarne l’efficienza. Parallelamente eroghiamo servizi di Data Quality e di Business Process Outsourcing con approccio da partner. In questo caso, da un lato andiamo a garantire supporto operativo e consulenza strategica su determinati processi esistenti. Dall’altro svolgiamo una costante attività di pre-analisi per verificare la possibilità di un ridisegno dei processi stessi e, nel caso, proponiamo al cliente le strategie di ottimizzazione individuate. In questo modo portiamo nel settore un’innovazione incrementale, sostenibile perché scalabile e implementabile per step, con una visione a 360° di processi strategici e operations. L’obiettivo primario della mia BU per l’anno in corso è puntare a un solido posizionamento in ambito BPO sia per il comparto bancario che per quello assicurativo. Abbiamo già diverse squadre impegnate in tal senso presso primari gruppi bancari italiani.
Qual è il valore di Armundia Group in cui ti riconosci maggiormente e che trasmetterai al tuo team?
Un valore decisivo che ho sempre ritrovato e riconosciuto in Armundia è quello della centralità delle persone. In questo periodo le tecnologie “intelligenti” tendono a minare il valore della creatività umana; essere in un’azienda tech come Armundia Group che punta realmente sulle persone come fattore d’impresa distintivo e sulla loro formazione come fattore di competitività è per tutti una forte motivazione a voler continuamente imparare, mettersi in gioco, cogliere le sfide con senso di responsabilità, coraggio e spirito di squadra.
Tre tue caratteristiche che vorresti mettere a fattore comune nel tuo team.
L’esperienza di tanti anni, da trasmettere ai collaboratori più giovani. L’empatia, con tutti, internamente al gruppo ma anche verso l’esterno: questa è una caratteristica personale che cerco di portare sempre avanti. E la collaborazione, perché da soli non si va da nessuna parte. Le mie precedenti esperienze mi hanno davvero insegnato che solo una collaborazione costruttiva garantisce risultati importanti.
L’evoluzione digitale per il settore bancario e assicurativo. A che punto siamo, secondo te?
Con la pandemia si è aperta un’era in cui le persone vogliono “fare” senza “dover andare”. In questa ottica le tecnologie e i processi di trasformazione digitale hanno indicato nuove traiettorie, nuovi indirizzi di modelli di servizio, nuove opportunità. La maggior parte degli istituti bancari ha raccolto la sfida non solo per aumentare i livelli di efficienza e ridisegnare le strategie di business ma anche per migliorare la customer experience offerta e incrementare il grado di inclusione della clientela, intercettando nuovi target difficilmente raggiungibili come quello dei giovani. In questa corsa in avanti, però, non vanno dimenticate altre categorie di persone come gli anziani per i quali non bisogna tralasciare di sviluppare processi semplici, comprensibili e diretti, con il giusto mix tra fisico e digitale. C’è ancora molto da fare per la banca del futuro, ma sicuramente una innovazione bancaria a 360°, razionale, inclusiva e sostenibile è un traguardo a cui tendere.
Parliamo di sostenibilità, allora.
Credo che un’evoluzione digitale sostenibile debba tendere al più alto punto possibile di digitalizzazione con il miglior livello di contatto umano, ottimizzando tutte le risorse necessarie. È una vera transizione verso nuovi equilibri, senza esasperazioni né in un senso né nell’altro e senza lasciare indietro alcun soggetto coinvolto. Le banche si trovano spesso con infrastrutture di core banking complesse che in molti casi sono datate e pesanti, app che a volte non comunicano tra loro, piattaforme non interoperabili e non sempre nativamente digitali, quindi obsolete e in continuo aggiornamento. Ne conseguono elevati costi di gestione e manutenzione, appesantimento dei processi, proliferazione di progetti, insensata dispersione di risorse. L’evoluzione digitale in ottica sostenibile, veicolata da un approccio BPO come il nostro, può essere una strada intelligente per permettere di progredire nell’innovazione per gradi e in tempi celeri.