Federico Verri
Lead della Business Unit “Banche Estere” di Armundia Group
Sei entrato in Armundia nel 2013, giovanissimo.
Entrai pensando di fare un’esperienza di sei mesi e sono ancora qui! In tutti questi anni il fattore principale che mi ha legato ad Armundia Group è stato quello della dinamicità lavorativa, ovvero la possibilità di spaziare su progetti differenti. Per esempio, ho lavorato prima su due diversi desk, uno di Data Quality e l’altro di Risk Management, per la SGR di un primario gruppo bancario italiano, poi ho seguito lo sviluppo e l’installazione della nostra piattaforma di Wealth Management presso le banche estere controllate dallo stesso gruppo, e successivamente mi sono occupato di progetti simili tra Lussemburgo e Svizzera.
E, adesso, come e quanto sei coinvolto nel passaggio generazionale di Armundia?
Essendo entrato in Armundia Group dieci anni fa sono cresciuto, personalmente e professionalmente, di pari passo alla crescita naturale e strutturale dell’azienda. Ora sono Business Unit Manager di una divisione che gestisce progetti su banche estere con un team di circa 28 persone operative presso le varie sedi di Armundia, tra Milano, Roma, L’Aquila e Tirana. Coordino sia il gruppo tecnico che quello funzionale e di Application Management, e sono anche il referente diretto per i clienti. Sul versante interno, invece, ho avuto la fortuna di essere coinvolto in prima persona nel progetto di riorganizzazione aziendale e questo mi ha permesso di vivere un’esperienza davvero formativa. Collaborare con il board per dare una nuova direzione all’azienda, dimensionarla, attribuire ruoli e strutture e definire i processi interni è un’esperienza non solo molto interessante ma anche decisamente poco usuale, che non avrei potuto fare in altre realtà aziendali.
Su cosa state lavorando adesso?
Sulla migrazione della nostra piattaforma di wealth management installata presso i nostri clienti, con quella di nuova generazione Armundia 3SIXTY – ADVISORY. In parallelo, stiamo ampliando anche il perimetro di progetto affiancando alla componente Finance i moduli di Bancassicurazione e di Private Banking e puntiamo a estendere i servizi di consulenza strategica a contorno per supportare il cliente in tutte le sue esigenze e garantirgli quindi il successo delle iniziative intraprese.
Quali i tempi e l’approccio di rilascio?
L’esperienza di tanti anni, da trasmettere ai collaboratori più giovani. L’empatia, con tutti, internamente al gruppo ma anche verso l’esterno: questa è una caratteristica personale che cerco di portare sempre avanti. E la collaborazione, perché da soli non si va da nessuna parte. Le mie precedenti esperienze mi hanno davvero insegnato che solo una collaborazione costruttiva garantisce risultati importanti.
Come vedi il progresso tecnologico nel settore bancario e assicurativo?
Penso che stiamo vivendo un periodo di cambiamenti epocali da cui non torneremo indietro, ciò che oggi è una novità in futuro probabilmente diventerà uno standard. In fondo nel cammino dell’umanità la successione di corsi e ricorsi storici non è altro che un continuo progredire in cui il mondo va avanti e il progresso non si ferma mai. L’attuale fase di transizione digitale sta coinvolgendo quasi ogni aspetto delle catene di valore: processi operativi, canali di contatto, customer experience, modalità di lavoro, strategie di business. Persino la delocalizzazione si rivela nei suoi vantaggi: persone in gamba di Treviso, di Bari, di Siracusa o di Aosta, solo per fermarsi all’Italia, possono lavorare nel nostro gruppo senza difficoltà.
L’importante è non perdere mai di vista il fattore umano. E questo aspetto è centrale nel customer journey del settore bancario e finanziario, dove si sta lavorando sullo sviluppo e sul potenziamento dei canali digitali, ma senza trascurare l’importanza del contatto fisico per specifiche esigenze. Questa dualità tra digitalizzazione ed esperienza umana si riflette nelle strategie di multicanalità delle banche, che sempre più spesso cercano una sinergia tra canali digitali e interazione umana. Allo stesso tempo, la revisione dei modelli di servizio al cliente spinge le banche a rivedere i processi interni, introducendo innovazioni attraverso percorsi di lavoro strutturati volti a costruire e gestire vere e proprie strategie dell’innovazione che permettano non solo di mettere l’utente al centro delle esperienze, ma anche di razionalizzare i processi per innovare in modo sicuro, integrato e sostenibile.