Barbara Belfi
Operation Manager della Business Unit “Insurtech” di Armundia Group
Partiamo del passaggio generazione in Armundia. Come lo stai vivendo?
Sono entrata in Armundia circa due anni e mezzo fa e la sensazione che ho avvertito subito forte è stata quella di una possibilità di crescita molto veloce, con persone nuove che stavano arrivando e cambiamenti in atto. Quando è stata comunicata l’intenzione del board di attivare questo passaggio ho capito che fosse proprio il momento giusto. E, per come è stato impostato e portato avanti il cambiamento, mi sono resa conto della differenza nelle sue modalità di attuazione rispetto a quanto avviene in altre aziende, dove trasformazioni organizzative di questo tipo solitamente vengono fatte scendere dall’alto definendo ruoli, compiti e ambiti senza alcuna azione di collegamento. L’intento di condivisione con cui, invece, è stato portato avanti il passaggio in Armundia è molto importante per le persone coinvolte ed è una modalità di relazione in cui mi ci ritrovo totalmente.
Come sta cambiando il tuo ruolo in questo processo?
Finora le mie attività sono state molto operative, con gestione diretta del cliente. Ho lavorato quotidianamente sulle piattaforme che utilizziamo, definendo le specifiche funzionali, dialogando con la parte tecnica di sviluppo, svolgendo le verifiche, coordinando il lavoro delle varie linee rispetto alle tempistiche di rilascio per il cliente. Il passaggio attuale definisce per me un nuovo ruolo di coordinamento delle risorse e delle tempistiche che rappresenta una diversa tipologia di responsabilità sulle attività che vengono eseguite dai vari gruppi di lavoro. Nella nostra Business Unit, che conta una ventina di persone nelle differenti sedi operative del Gruppo Armundia, soprattutto quelle di Roma, Tirana e L’Aquila, siamo in tre a coprire questo ruolo, tre profili diversi di competenze che si stanno integrando.
Parliamo della Business Unit Insurtech. Quali sono le vostre operatività?
La BU Insurtech ha processi operativi diversi dalle altre business unit interne, soprattutto perché il settore assicurativo è molto variegato con tipologie di clienti diversi in ambiti diversi, quali possono essere le banche e gli intermediari. Anche a livello di piattaforme, operiamo sia con Armundia 3SIXTY Bancassurance che sul nostro gestionale Brokerver e sul preventivatore Armundia Quot-R, oltre che sui diversi moduli di queste applicazioni. Ci rapportiamo anche con le compagnie: Armundia 3SIXTY Bancassurance è, infatti, uno strumento importante per innovare e armonizzare i loro canali di relazione con le banche andando oltre il semplice link di collegamento fra portali. In questo senso, il nostro obiettivo è proprio quello di fare diventare Armundia 3SIXTY Bancassurance la piattaforma di riferimento per l’intero comparto, sia sul versante banca che su quello compagnie. Abbiamo in corso infatti progetti importanti che, tra sviluppi aggiuntivi dell’applicativo e studi di fattibilità, potrebbero portarci nella metà dell’anno a fornire la nostra soluzione a moltissime banche, anche all’estero.
Se dovessi spiegare come si lavora in Armundia, quali valori sceglieresti?
La trasparenza e la coerenza tra le modalità di lavoro delle persone e il loro modo di essere. Fattori non comuni che in Armundia consentono di lavorare e portare avanti le attività come parte di un gruppo, senza interferenze. Mi è capitato, in precedenza, di trovarmi in situazioni lavorative dove non era tanto importante il lavoro da fare quanto creare modalità interne tali che se anche fosse emerso qualche errore sarebbe già stato chiaro a chi sarebbe stata data la responsabilità. Posso dire che in Armundia questo tipo di abitudine aziendale non è presente nemmeno nei momenti in cui si è sotto scadenza e si lavora con intensità. Io, personalmente, vorrei portare avanti proprio questo tipo di approccio che è sempre e comunque un riflesso delle dinamiche di relazione impostate e praticate dalla dirigenza.
Come vedi l’evoluzione digitale nel settore bancario e assicurativo?
Avere a disposizione uno strumento digitale che consenta di svolgere le operazioni in maniera semplice e veloce è sicuramente un fattore importante per ogni utente. Ma se tutto questo non è accompagnato anche da un percorso di crescita delle competenze digitali e di formazione culturale delle persone, si finisce col produrre strumenti che restano estranei alle aspettative e alle reali necessità del mercato. La componente umana è fondamentale per un’interazione proficua con le funzioni digitali. La sostenibilità in ambito di evoluzione digitale sta proprio in questo, ovvero nella definizione di un equilibrio tra la centralità del fattore umano e le opportunità di una tecnologia abilitante e funzionale.